Oggi voglio parlarvi di come è cambiato il modo di registrare la musica in questi anni, sopratutto in casa, in passato si utilizzava il classico registratore dove si poteva collegare il microfono registrare la propria performance musicale, la musica veniva riprodotta invece tramite un amplificatore. I registratori multitraccia professionali sono nati negli anni ’60, parlo di quelli a bobina. Nel 1970 vennero introdotti dei multitraccia a bobbine come il Tascam Portastudio con cassette e un mixer integrato. Iniziarono ad apparire negli studi e i live anche i Synth analogici mono. Nel 1971 vennero introdotte delle belle macchine come l’A-3340s e l’A-40-4 dove si poteva aggiungere il mixer Teac 2-A e un mixer stereo o due tracce a bobina per il Mixdown. Nel 1977 uscì il registratore Tascam 40-4 con il mixer 3 8 in 4. Intorno al 1976 uscì il modello 80-8 con un registratore a bobine da 8 tracce insieme a un “nastro in formato 1/2, per 3.500 dollari, un anno dopo uscì anche il modello da 24 canali con un mixer a 8 bus. Grazie ai molti miglioramenti nei registratori a nastro si potevano ottenere delle registrazioni pro. Gli studi professionali di fascia alta hanno ancora dei registratori analogici multi traccia e il loro sound è a volte preferito rispetto alle soluzioni digitali.
Uno studio degli anni ’70 solitamente era composto dai seguenti attrezzi:
Un Tascam 80-8 a bobina
Una macchina a bobina per il Mixdown
Un Mixer analogico con dei preamplificatori
Un grande amplificatore da 100 watt per canale
Un delay analogico e un riverbero analogico
Un Minimoog e vari amplificatori
Una noise reduction per ripulire il fruscio del nastro
Una collezione di pedali per chitarra
Negli anni 80 uno studio poteva essere composto da:
Un registratore a cassette da 4 tracce
Rack di effetti (iniziarono ad apparire)
MIDI (introdotto nel 1983)
Mixer progettati per la registrazione
Lettori CD
I sequencer (vennero rilasciati nel 1984)
I primi sintetizzatori analogici multi-timbrici
Synth digitali (DX7, ecc) iniziano a comparire.
Drum Machines (Linn, Roland TR808 e 909)
Il DAT, e la registrazione digitale divenne realtà
I campionatori e le drum machine (apparirono nel 1987)
Avere un 4 tracce nei primi anni ’80 è stato un sogno di molti chitarristi. Dopo il debutto del PORTASTUDIO, i produttori si sono affrettati a saltare sul carro ridefinendo il settore degli strumenti musicali. I negozi, che in precedenza avevano solo pianoforti, chitarre e amplificatori e forse batterie, improvvisamente si trovarono pieni di attrezzi da home studio tra cui registratori a bobine, pedali, delay digitali, cavi, batterie midi, tastiere, interfacce, ecc., e se avevano abbastanza spazio un angolo dedicato ai mixer. Poi, quando apparirono i primi computer nel 1984, iniziarono a cambiare tante cose. Inizialmente i sequencer erano molto grezzi e senza grafica. I campionatori e i sequencer più convenienti con prestazioni più potenti cominciarono ad apparire intorno al 1987. Il campionamento ha dato luogo a generi come l’hip hop, canzoni pop ben orchestrate, e tante sfaccettature che ascoltiamo nella musica di oggi. La metà degli anni ottanta vide la nascita di synth analogici polifonici e digitali. Tra questi troviamo il Juno 106, Super Jupiter, Sequential’s Prophet 5 e SixTrak e, naturalmente, il famoso Yamaha DX7, un vero synth digitale. Alla fine degli anni ’80 uscirono i synth con 4 megabyte tramite rom, tra questi: Korg M1, Roland D50 e D-synth e Emu Proteus.
Forse un home studio da sogno della fine degli anni ’80 sarebbe composto da:
Multi-registratore sincronizzato con un computer di grandi dimensioni basato sul sistema MIDI
Akai MPC 60 o drum machine
Emagic Notator Atari
Registratore DAT
Mixer analogico da 8-16 tracce
Campionatore Akai S900
DX7 e pochi moduli
Compressore
Reverbero e Delay digitale
Un computer con il sequenzer per la registrazione.
Nel 1990:
ADAT 8
Uscì la chitarra midi ma non ebbe successo
Con Windows 3.1 la registrazione audio multi traccia divenne possibile
Uscirono i primi Sequencer MIDI e audio
Uscirono i Moduli MIDI
Uscì Windows 95
Vennero introdotti i Plugin audio e i mixer virtuali nei sequencer
Uscirono i primi sintetizzatori, Soundfonts e campionatori software.
Uscirono i primi registratori CDR
I Mixer digitali diventarono popolari negli studi di fascia alta
Uscirono le interfacce audio per sostituire le schede audio
Entro la fine del decennio uscirono dei synth come il Korg Trinity, i RolandJV30, 50, 60, 80 e l’enorme varietà di emu Proteus 2000. I mixer erano calati di prezzo e offrivano una maggiore funzionalità. Mackie è emerso come leader per quanto riguarda i mixer, con il suo popolare CR1604, e più tardi con la serie VLZ pro che è stata progettata per dare agli home studio dei preamplificatori di migliore qualità e maggiore silenziosità. Dopo qualche anno uscì Windows 98 e le prime interfacce audio PCI che consentivano di registrare fino a 8 tracce in una sola volta. in quei tempi la maggiorparte degli home studio non possedevano dei computer potenti per gestire le tecnologie software per registrare la musica, quindi continuavano a utilizzare l’hardware senza sfruttare al massimo i plugin che potevano appesantire i loro computer.
Nel 2000 i campionatori Software arrivano e conquistarono il mercato. La tecnologia informatica consentiva più processi e quindi era possibile lavorare a 24bit/96Khz grazie a delle interfacce audio a basso costo. La tecnologia Firewire divenne un formato popolare per le interfacce audio, inoltre iniziarono ad uscire strumenti che combinavano in un unico formato le funzioni di superficie di controllo, interfaccia audio, mixer digitale e interfaccia midi. Dal 2000 grazie ai plugin era possibile lavorare con le emulazioni degli amplificatori per chitarra e basso e le emulazioni di famosi processori di effetti, EQ e compressori. Divenne generalmente riconosciuto che, per i soldi spesi, il software suonava meglio dell’hardware. I Mixer hardware divennero inutili per la produzione professionale. Ora le cose stanno ancora cambiando, gli studi di registrazione possono essere inseriti in una tasca grazie ai tablet. Ormai la tecnologia si sposta verso quella direzione, quindi il resto della storia dell’home studio è ancora da scrivere.
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